IL TEMPIO DI SERAPIDE E LA MACCHINA DI ERONE
Alessandria d’Egitto 1° secolo d.C.
Oggi il tempio di Serapide non c’è più e non abbiamo molte informazioni; non sappiamo nemmeno esattamente in quale luogo si trovasse nella città di Alessandria. Con un po’ di fantasia faccio rivivere il tempio mettendolo al centro di una narrazione utile a rappresentare lo spirito che anima questo blog e a fornire una spiegazione della sua denominazione: “la macchina di Erone”.
Immagino che nel tempio si svolga una grande cerimonia rituale nel culto di Serapide; una cerimonia volta a propiziare la protezione della divinità sul popolo dei fedeli convenuto in adorazione. I sommi sacerdoti e gli esponenti del potere politico sono schierati sui gradini che stanno davanti alle porte del tempio. Più in basso si accalca la folla in trepida attesa di un prodigioso segnale della benevolenza divina. Inizia la cerimonia con i sermoni dei grandi sacerdoti e con i discorsi dei governanti. Viene acceso il fuoco sacro e vengono formulate le suppliche rituali. Ancora non si può entrare all’interno del tempio. Le colossali porte bronzee sono chiuse. Soltanto la forza di diversi uomini potrebbe muoverle, ma ecco il miracolo invocato dalla folla dei fedeli, segno dell’onnipotenza di Serapide e, nel contempo, evidente riconoscimento dell’investitura divina dei sacerdoti e dei governanti. Le porte si aprono miracolosamente, spinte molto lentamente da una forza misteriosa. La folla rassicurata esulta; si prostra davanti ai sommi sacerdoti e acclama i governanti riconoscendone la legittimazione divina.
A seguito di un evento così prodigioso i cittadini meno abbienti di Alessandria ritornano alle proprie umili case, alla fatica del lavoro, alle miserie quotidiane, alle vessazioni dei potenti, confortati dalla conferma che hanno ricevuto della benevolenza e della protezione della divinità che, in qualche modo, li aiuta a dare un senso alla loro vita. Se il sistema sociale in cui vivono è gradito a Serapide, se il potere gode della evidente benedizione divina, vuol dire che non ci sono alternative, che è giusto così. Soltanto qualcuno viene sfiorato dal dubbio ma, non trovando una plausibile spiegazione, si guarda bene dall’esternare le sue perplessità che potrebbero anche metterlo nei guai. Eppure, qualcuno la domanda se la pone: cosa c’è sotto?
Ecco cosa c’è sotto: sotto il tempio, in un vano interrato, c’è la macchina di Erone.
Anche di Erone si sa veramente poco, non è certo nemmeno il periodo in cui visse. Eppure fu uno dei più grandi ingegneri e matematici della sua epoca, direttore della prestigiosa “scuola meccanica” di Alessandria, all’interno di due fondamentali luoghi di studio e insegnamento dell’antichità: il Museo e la Biblioteca di Alessandria.
La macchina che sta sotto al tempio è un dispositivo idraulico che può essere considerato uno dei primi esempi di macchina a vapore della storia. Il suo funzionamento è descritto dall’inventore, Erone di Alessandria, nel suo trattato sulla pneumatica. La macchina aveva la funzione di aprire le porte del tempio ed era il reale artefice del prodigio.
Il sistema idraulico utilizzava il fenomeno dell’espansione dell’aria calda, provocata dal fuoco, utile per mettere in pressione l’acqua contenuta in un serbatoio che, attraverso un sifone, andava a riempire un grande secchio appeso ad una fune collegata ai cardini delle porte. La discesa del secchio, provocata dal peso dell’acqua, faceva aprire le porte del tempio. Quando il fuoco veniva spento, la pressione nel recipiente diminuiva e l’acqua faceva il percorso inverso, svuotando il secchio. In questo modo, un contrappeso scendeva e faceva chiudere le porte cui era collegato.
Devo la scoperta del tempio e della macchina ad un articolo
di Vincent Brousseau ex economista alla Banca Centrale Europea per 15 anni ed ora responsabile per le questioni monetarie dell’Union Populaire Républicaine francese. Da tempo cercavo un’immagine iconica per il mio blog e ho trovato nella macchina di Erone una metafora molto calzante, ben rappresentativa del messaggio che intendo proporre.
Il blog vuole essere un monito a non fermarsi a ciò che appare, a domandarsi sempre <<cosa c’è sotto?>>, uno stimolo a cercare l’ipostasi, ciò che sta sotto, il fondamento occulto della narrazione che pretende di mistificare ciò che appare come evidente e reale. Il blog va alla ricerca delle tante macchine di Erone che si nascondono sotto la narrazione e sotto l’immagine che l’ordine economico e sociale vuole dare di sé attraverso i propri sacerdoti e i propri corifei.
Alla luce del beneficio del dubbio, le dinamiche dell’integrazione europea emergono in una luce più fredda; attraverso la lente del dubbio si svelano contenuti omessi e sottaciuti dalla narrazione mainstream. Si evidenzia quanto meno che il progetto europeo ha natura prettamente politica e fortemente ideologica ed è finalizato alla tutela di determinati interessi contro altri interessi. Il dubbio aiuta a districarsi nel complesso intreccio che lega strettamente politica, economia, ideologia, religione.
Sono grato al gruppo di amici che fa capo all’Associazione culturale La Radice, un circolo di lettura e discussione ( https://www.facebook.com/LaRadiceParma ), per aver prospettato letture e percorsi di conoscenza utili ad andare oltre l’economia, per avermi fatto intuire quanto sia illusoria la pretesa dell’economia di bastare a se stessa, quanto sia devastante la pretesa di generare un ordine sociale improntato e guidato dai propri paradigmi, quanto l’economia si sia allontanata dalla filosofia morale dalla quale è nata, quanto sia preda dell’ideologia, quanto il capitalismo sia intrecciato con la religione al punto di diventare esso stesso una religione con i propri dogmi e i propri riti.
Mi riprometto di sviluppare questi temi nei post e negli articoli che esporrò nel blog sul tema della governance economica dell’Unione Europea e sui riflessi a carico dell’economia italiana.
Voglio tuttavia precisare, fin d’ora, che condivido l’idea di un’integrazione europea. Bisogna tuttavia domandarsi cosa significa essere europeisti. C’è solo un modo per realizzare l’integrazione? Si può essere critici dell’europeismo reale, per come viene realizzato, senza essere colpiti, per questo, da una immediata sentenza di condanna? <<Allora vuoi uscire dall’euro; allora sei populista; allora sei nazionalista>>. Si può rilevare che stiamo realizzando il progetto di Von Hayek piuttosto che il progetto federalista o quello funzionalista? Si può rilevare che i Trattati non solo non prevedono, ma addirittura vietano la realizzazione degli Stati Uniti d’Europa? Si può rilevare che l’adozione della moneta unica non era né necessaria, né utile per accelerare il processo di integrazione e che sta invece dimostrando di generare effetti opposti? Si può essere critici dell’impianto neoliberista dei trattati? Si possono rimarcare le contraddizioni tra la nostra Costituzione e i Trattati? Si può rilevare che la svalutazione esterna è stata sostituita dalla svalutazione interna a carico del lavoro? Si può avanzare il dubbio che l’architettura istituzionale dell’eurozona stia risolvendo il conflitto tra capitalismo e democrazia a vantaggio del primo?
Non rispondo ovviamente adesso a queste domande. Mi limito a proporre due citazioni che ritengo molto appropriate.
“Sono convinto che sia compito dell’intellettuale quello di rimanere fedele al dubbio sistematico, come appropriato antidoto alla riaffermazione intransigente di formule di cui spesso si finisce per essere prigionieri. La mia proposta non è stata, in definitiva, che un cauto invito a riflettere su quanto poco giovi un rifiuto ostinato al ripensamento come metodo di convivenza”. (Federico Caffè)
“Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma. Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.” (Bertrand Russel)