Moneta locale e progetto di Nantes

Gli studenti del mio corso hanno partecipato, alla Facoltà di Economia, ad un seminario sulla moneta locale emessa nella città di Nantes. Nel corso della lezione successiva, alcuni mi hanno chiesto di aiutarli a inquadrare meglio il funzionamento della moneta locale e le opportunità che essa offre. Il tema è diventato di attualità anche a Parma a seguito di voci su progetti di emissione che l’Amministrazione comunale starebbe elaborando.

A volte per rendere comprensibile un argomento complesso è utile ricorrere preliminarmente ad analogie, a metafore a semplificazioni del tema. A loro l’ho raccontata così prima di entrare nel merito e prima di parlare di clearing house, di stanze di compensazione tra crediti e debiti dello stesso soggetto, della moneta Bancor di Keynes e di altri temi complessi.

Ecco la metafora che ho raccontato romanzando una storiella che fu proposta da Michal Kalecki in “Teoria della dinamica economica”.

Un giorno ero a Positano per un convegno e alle dieci del mattino ho accompagnato in albergo un relatore straniero che avevo incontrato in aeroporto. Arrivato in albergo, il professore ha chiesto al portiere di mettere in cassaforte quattro banconote da cinquecento euro che aveva con sé per gli acquisti che intendeva fare durante il suo soggiorno in Italia. L’impiegato, rilasciata una ricevuta, ha chiuso la cassaforte alle sue spalle e si è allontanato.

Mentre il mio collega saliva in camera, mi sono fermato per un caffè. Nel frattempo è arrivato il proprietario dell’albergo; ha aperto la cassaforte, ha preso i soldi, li ha contati e li ha messi in una busta gialla. Con mia grande sorpresa, ha infilato la busta gialla nella tasca della sua giacca e si è diretto all’uscita.

Cosa potevo fare? ho deciso di seguirlo e, fatti pochi passi, l’ho visto entrare in una grande macelleria. Sono entrato anch’io e ho potuto ascoltare che l’albergatore stava pagando un vecchio debito al macellaio fornitore del ristorante dell’albergo. Sono rimasto ancora più sorpreso nel vedere che il macellaio, congedato l’albergatore, a sua volta usciva dal negozio con la busta gialla in mano.

Girato l’angolo, ha suonato il campanello degli uffici dell’allevatore che gli riforniva la carne. Quest’ultimo, ricevuta sulla porta la busta a saldo del suo credito, non è nemmeno rientrato in ufficio e si è immediatamente diretto, nella piazza accanto, negli uffici di un produttore di mangimi.

Anche questi, dopo aver ringraziato per il saldo del debito, intascata la busta gialla, si è subito recato nello studio di un avvocato. Dalla finestra aperta ho ascoltato la conversazione. Finalmente l’avvocato poteva riscuotere il saldo della sua parcella dopo mesi di attesa.

Appena uscito il produttore di mangimi, ho sentito che l’avvocato parlava al telefono con la wedding planner che aveva organizzato il matrimonio della figlia e la invitava a passare dallo studio per ritirare il suo compenso.

A questo punto, non avendo più tracce da seguire, ho deciso di tornare in albergo per informare il mio collega e per recarmi con lui dai carabinieri. Entrando in albergo ho avuto la sorpresa più grande. Una ragazza stava spiegando al portiere che intendeva lasciare in una busta per il proprietario il saldo del conto di 2000 euro per il ricevimento nuziale della figlia dell’avvocato.

L’impiegato ha aperto la cassaforte per riporre la busta gialla ed è impallidito nel constatare che i soldi del professore erano spariti. E questo proprio nel momento in cui il professore usciva dall’ascensore e si dirigeva al banco per ritirare i suoi duemila euro. Con molta freddezza, il portiere ha estratto i soldi dalla busta, li ha contati e li ha consegnati al professore che, sorridendo, si è incamminato verso di me. A questo punto, altra incredibile sorpresa: il professore ha dato fuoco alle banconote e con queste si è acceso una sigaretta. Di fronte allo sgomento mio e dell’impiegato, si è fatto una risata e ci ha detto che le banconote erano false.

Potete immaginare la mia meraviglia mentre, incredulo, non potevo fare a meno di pensare ad una sorta di mano invisibile di Adam Smith che guida l’efficienza dei comportamenti economici e pensavo anche che con un po’ di ingegno e di capacità organizzativa forse si poteva dare una mano concreta alla mano invisibile attivando un sistema di pagamenti di quel tipo su vasta scala che consentisse di compensare debiti e crediti in un ambito locale. E pensavo anche alle espressioni serene e soddisfatte dei vari personaggi che avevo conosciuto e che avevano avuto la possibilità di saldare direttamente i loro debiti e di incassare, finalmente, i loro crediti senza dover ricorrere a prestiti e ad onerosi servizi di pagamento bancari.

Tutti felici quella sera a Positano? No, il direttore dello sportello bancario nella piazza principale del paese, mentre abbassava sconsolato la serranda dell’agenzia pensava tra sé e sé che nella giornata non si era visto quasi nessuno in banca e che questa crisi stava proprio mettendo in ginocchio i suoi clienti. In realtà, i clienti dell’agenzia non stavano scontando il peso della crisi economica; stavano semplicemente scoprendo i vantaggi di un sistema monetario locale alternativo a quello incardinato sul sistema bancario.

Con questa storiella, Kalecki ha voluto dimostrare che la moneta può svolgere la funzione di intermediario degli scambi, anche se è semplicemente costituita da un pezzo di carta, e ciò a condizione di essere supportata dalla fiducia che sia comunemente accettata come mezzo di pagamento. Ma secondo Kalecki c’è di più: l’immissione aggiuntiva di moneta potrebbe determinare un aumento dei livelli di produzione, di profitti e di occupazione. Ed è quello che pensano di ottenere i promotori delle monete locali.

Articolo pubblicato sulla Gazzetta di Parma

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