La costituzione e la Sinfonia n.8 di Schubert

Molto probabilmente non sarà soltanto l’opinione personale sul numero dei parlamentari a guidare le scelte degli elettori. Come si fa a dire che 600 è meglio di 945? E perché non 400 oppure 925 come in Francia (577 Assemblée Nationale e 348 Sénat) o 1422 come nel Regno Unito (772 Camera dei Lords e 650 Camera dei comuni)? Credo che la scelta di ognuno di noi maturi in un quadro di idee e di convinzioni ben più complesso. C’è un retroterra culturale e ideologico in cui si devono cercare le motivazioni di fondo.

Un piccolo apologo evidenzia con efficacia, più di tante parole, un’argomentazione a supporto del <<no>> che ritengo fondata e convincente. L’apologo racconta la storia del direttore generale di una multinazionale che aveva ricevuto l’invito per un concerto nel quale si sarebbe eseguita la Sinfonia n.8 di Schubert, la celebre Incompiuta.

Non potendo andare a teatro quella sera, pensò di regalare l’invito al capo del personale, un giovane rampante con laurea alla Bocconi e master in gestione delle risorse umane alla London School. Il giorno successivo il direttore chiese al giovane se gli fosse piaciuto il concerto. Il capo del personale, manager moderno e con tanta voglia di fare, gli rispose che entro mezzogiorno avrebbe avuto sulla scrivania la sua relazione sul concerto. E così fu. Il direttore, incuriosito, la lesse subito e la sorpresa fu grande a cominciare dal titolo:”Efficientamento del capitale umano dell’orchestra”. Un lessico che fa molto addetto ai lavori, ma che lasciò interdetto persino il direttore che pure era avvezzo al linguaggio dei manager.

La relazione era divisa in cinque punti. Primo: durante un tempo considerevole gli oboe non fanno nulla. Si dovrebbe ridurne il numero e distribuire il loro lavoro tra gli altri orchestrali eliminando i picchi di impiego. Secondo: i violini suonano tutti la medesima nota quindi l’organico dei violinisti dovrebbe essere drasticamente ridotto. Terzo: non serve a nulla che tutti quegli ottoni ripetano suoni che sono già stati eseguiti dagli archi. Quarto: se tali passaggi ridondanti fossero eliminati, la durata del concerto potrebbe essere economizzata di un buon 25% e si avrebbe una significativa riduzione sia dei costi fissi, sia dei costi variabili. Quinto: se Schubert avesse tenuto conto di tutte queste indicazioni certamente avrebbe terminato la sinfonia.

Credo che la modifica della Costituzione, di cui ci viene chiesta conferma, possa essere inquadrata nel pensiero dominante che dall’economia mainstream si è esteso come prassi di governo dell’intera società, quasi senza opposizione come se non ci fossero alternative, senza che ci si domandi troppo da quali interessi essa tragga la sua forza e la sua legittimità e senza interrogarci troppo sulle conseguenze generate in termini di modificazioni degli assetti sociali e sul grado di benessere di larga parte della popolazione. Si sta realizzando la missione guida del neoliberismo: riformulare il ruolo e i poteri dello Stato e l’organizzazione della società conformemente ai paradigmi dell’economia di mercato e al principio di economicità.  Il mercato e le sue leggi assurgono al ruolo di principio regolatore dell’ordine sociale e politico. In questa logica, compito della politica è trasformare le leggi del mercato in leggi dello Stato. Le parole chiave sono privatizzazione, aziendalizzazione, efficientamento. Perfino aree del settore pubblico che sembravano le più impermeabili sono state investite da questa tendenza: la scuola, la sanità, l’università. Perfino lo Stato, nel suo complesso, è soggetto al vaglio del mercato finanziario, come ogni azienda. Il vento dell’antipolitica e del depotenziamento della rappresentanza parlamentare rientra in questa tendenza di fondo e fa leva sul dogma che il mercato – non lo Stato non la politica – sia in grado di generare, con i suoi meccanismi, il miglior interesse collettivo.

L’apologo è tratto, con alcune mie licenze, da un discorso di una decina d’anni fa di Mino Martinazzoli, l’ultimo segretario della DC. Martinazzoli aveva due passioni la politica e la musica: le considerava tra le più alte espressioni dell’attività umana e si era dichiarato determinato a difenderle dal pensiero e dai progetti elaborati da coloro che ragionano come il giovane manager. Concluse il suo discorso dicendo che avrebbe voluto vivere in un mondo nel quale si potesse continuare a sentire la Sinfonia n.8 così com’è. Intendeva dire che anche la nostra Costituzione e le istituzioni politiche sono realizzazioni incompiute e perfettibili, ma costituiscono il presidio dei principi della democrazia rappresentativa. Questi principi, peraltro giustamente, non sono gli stessi principi sui quali si reggono il mercato e il governo delle imprese.  Prima di cambiare riflettiamo sulla direzione del percorso.

articolo pubblicato sulla Gazzetta di Parma e sulla fionda.org

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