Dialogo immaginario tra la Germania e la Commissione Europea

Come sarebbe bello se la Germania (G) e la Commissione Europea (CE) parlassero con chiarezza, senza il velo della convenienza politica.

L’idea di questo dialogo mi è venuta dopo aver letto T. Oldani, Dopo il no di Bruxelles al Recovery Plan tedesco, Italia Oggi, 11.02.2021

CE: Abbiamo bocciato il Recovery Plan che ci avete presentato e lo respingiamo al mittente.

G: Perché?

CE: Il vostro RP non risponde alle “Raccomandazioni” della Commissione. In particolare, tra le altre indicazioni, vi avevamo detto di riformare il sistema fiscale troppo progressivo, rafforzare la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico, liberalizzare le professioni regolamentate, abolire la separazione dei coniugi in ambito fiscale.

G: Pensate veramente che il nostro sistema di separazione fiscale tra i coniugi rientri nelle competenze dell’UE? Non vi sembra, più in generale, di invadere il campo legislativo nazionale in modo del tutto arbitrario e insensato? Ritenete che il nostro sistema fiscale sia causa degli squilibri interni all’Europa di cui dovreste occuparvi e che dovreste correggere? La vostra azione dovrebbe essere finalizzata a far rispettare gli equilibri dei bilanci statali. Non solo non lo fate più, ma vi state molto allargando; state producendo regolamentazioni sempre più estese e cogenti.

CE: In realtà si sta fortemente espandendo il quadro delle vostre inadempienze; siete sempre più in difetto rispetto alle raccomandazioni. Vi abbiamo aperto, nel corso del 2020, ben 81 procedure d’infrazione, cinque in più rispetto al 2019. Con Italia e Spagna siete tra i Paesi maggiormente inadempienti nell’attuazione delle nostre direttive.

G: Cosa ha che fare tutto ciò con il Fondo di Ricostruzione? Le raccomandazioni sono nate come strumento di coordinamento morbido e non vincolante. Con l’aggancio al NGEU e sotto il ricatto della negazione dei fondi, le state trasformando in disposizioni obbligatorie e sostenute da sanzioni. In questo modo state acquisendo un potere rispetto agli Stati membri che non vi è riconosciuto dalla legislazione europea e state andando ben oltre il vostro campo di competenze e al di là del vostro mandato. E’ una direzione di marcia autoritaria, antidemocratica, arbitraria e insensata; oltretutto, il fatto che pretendiate di sapere meglio dei singoli governi cosa deve fare la politica per il bene dei propri paesi ci sembra un atteggiamento un po’ arrogante (Martin Hoepner, economista Keynesiano, in Makroskop.de).

CE: Stiamo soltanto applicando le regole e le condizionalità del Recovery Fund approvate dal Parlamento europeo il 10 febbraio 2021; le avete approvate anche voi.

G: Certamente, ma questo non vi autorizza ad estendere le condizionalità a racomandazioni che non hanno nulla a che fare con l’uso effettivo dei fondi erogati nell’ambito del NGEU. A proposito, stiamo parlando di un Fondo di Ricostruzione che ancora non esiste in quanto non ancora ratificato dai 27 parlamenti nazionali (ad oggi solo 9 lo hanno fatto) e vorremmo anche sapere che tempi prevedete, quando emetterete le obbligazioni e quando inizierete a distribuire i quattrini. Vi rendete conto che state facendo le pulci al nostro Recovery Plan mentre è passato più di un anno dall’inizio della pandemia e ci state facendo penare per quattro soldi che arriveranno quando la pandemia sarà già un brutto ricordo? Avete visto con quale velocità e con quale mole di risorse sono intervenuti, non solo gli Stati Uniti e la Cina, ma anche la Gran Bretagna?

CE: A proposito di tempestività, dovreste piuttosto preoccuparvi del termine, che sta per scadere, per la presentazione del vostro piano. Avete tempo fino al 30 aprile e state ben attenti che il piano abbia la forma e i contenuti che vi abbiamo indicato; altrimenti niente fondi.

G: Per quanto riguarda i fondi, sapete che non siamo interessati alla quota a titolo di prestito. Prenderemo la quota cosiddetta a fondo perduto che, come ben sapete, per noi è poca cosa. La quota a titolo di prestito non ci interessa perché non abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia da intermediario nei confronti del mercato; possiamo indebitarci direttamente e a condizioni migliori. Gli investitori sono disposti a pagare per avere il privilegio di acquistare i nostri titoli pubblici. La quota grant non la utilizzeremo per investimenti aggiuntivi, come ci state chiedendo. La utilizzeremo prevalentemente in sostituzione del debito che avevamo già preventivato di emettere per finanziare programmi di spesa pubblica da noi ritenuti prioritari e già approvati dal Bundestag. Ma la quota grant non la prendiamo certo per convenienza economica, se fosse per questo non dovremmo prendere nemmeno questa quota. Il vantaggio per noi sta soltanto nel fatto che, secondo le regole contabili europee, questi fondi risultano formalmente (ma soltanto formalmente) a fondo perduto e non figurano a carico del deficit e del debito: per noi si tratta di un’operazione di window dressing dei nostri conti pubblici.

CE: Fate pure come volete, ma guardate che se il vostro piano sarà respinto non avrete nessuna erogazione mentre, per contro, sarete chiamati a versare al bilancio europeo la quota di vostra competenza per il rimborso delle obbligazioni che emetteremo. Avrete solo uscite e nessuna entrata.

G: Forse non ci siamo capiti: noi ci siamo impegnati a versare la nostra quota aggiuntiva e straordinaria al bilancio dell’Unione a sostegno del progetto. Di questi soldi che, ribadiamo, sono nostri, una buona parte li darete ad altri paesi membri e soltanto la parte residuale la ridarete a noi. Chiaro? ci darete una parte dei nostri soldi. Se sapete fare i conti, il tasso di interesse implicito che ci farete pagare per prestarci i nostri soldi sarà molto elevato. E’ vero, formalmente non è un prestito; assomiglia molto di più a un contratto di leasing, ma un leasing da usurai. Lo facciamo in nome della solidarietà che è stata invocata da paesi che hanno finanze pubbliche meno solide delle nostre, ma ricordiamoci che la solidarietà, come la intendono i paesi dl sud, non solo non è prevista dai Trattati, ma è addirittura vietata. Va bene tutto, l’eccezione alle norme dei trattati è prevista e ci può stare; ma non venite a dirci cosa dobbiamo fare con i soldi che ci prestate che, ribadiamo, sono soldi nostri e, come non bastasse, vi paghiamo pure gli interessi.

CE: Queste sono le regole. Sappiamo che siete molto rispettosi delle regole quando si tratta di applicarle agli altri paesi; e che siete un po’ meno rigidi quando si devono applicare a voi in contrasto con i vostri interessi nazionali. E lasciate perdere la solidarietà; sappiamo tutti che non rientra nel vostro modo di concepire le relazioni sociali. Non siete stati solidali con i vostri cugini dell’est quanto avete annesso la DDR (chi avesse dubbi, legga V. Giacché, Anschluss, Imprimatur editore, 2013). Non siete molto solidali nemmeno tra di voi: sono note le battaglie legali dei cittadini della Baviera contro il trasferimento delle loro imposte a beneficio dei Land meno ricchi. Figuratevi se possiamo credere che siate mossi da solidarietà verso paesi dell’Unione meno ricchi. Si tratta di sostenere i vostri mercati di sbocco e le vostre catene del valore che beneficiano di produzioni di semi-lavorati di alta qualità e di mano d’opera a basso costo. Si tratta di dare ossigeno a un ordine economico comunitario da cui avete avuto per vent’anni enormi vantaggi. Quello che siete chiamati a sostenere non è un costo per voi, è un investimento. E lo sapete bene.

Se sei arrivato fino qui, forse ti è rimasta una curiosità: che cosa raccomanda la Commissione europea agli stati membri?

Secondo uno studio commissionato dall’europarlamentare Martin Schirdevan, come riportato da Matteo Bortolon https://www.lafionda.org/2021/03/02/regole-del-recovery-dallo-shock-ai-denti/

tra il 2014 e il 2018, sono state rivolte agli Stati membri della UE:

  • 105 raccomandazioni per l’incremento dell’età pensionistica e la riduzione della spesa pensionistica,
  • 63 raccomandazioni per i tagli alla spesa sanitaria o per la privatizzazione della sanità,
  • 50 raccomandazioni per la soppressione di aumenti salariali,
  • 38 raccomandazioni per la riduzione della sicurezza del lavoro e dei diritti di contrattazione dei lavoratori, e
  • 45 raccomandazioni per la riduzione dei sussidi a disoccupati e persone disabili.
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